martedì 6 agosto 2013

Repressione post-elettorale nello Zimbabwe - John Campbell




Il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe e il suo partito, lo ZANU-PF hanno sempre usato la repressione per rimanere al potere.  Le elezioni del 31 luglio non fanno eccezione, ci dice John Campbell in "Zimbabwe’s Post-Election Repression".

Secondo SW Radio Africa, "la milizia giovanile dello ZANU-PF starebbe minacciando punizioni per tutti coloro che dovessero riferire di brogli elettorali".  "The Herald" , legato allo ZANU-PF, ha pubblicato  un avviso  del Vice capo della polizia "nel quale si mettono in guardia i politici che stanno prendendo in considerazione l'opzione di incitare i cittadini dello Zimbabwe a tenere proteste di massa. Proteste che non sono un bene per il paese. I politici non dovrebbero incolpare la polizia quando si trovano dalla parte sbagliata della legge".  The  Herald  riporta anche che la polizia sta effettuando blocchi stradali a livello nazionale, alla ricerca di veicoli in movimento verso il centro delle città.  

Finora, non vi è stata alcuna violenza, prosegue l'africanista del Council on Foreign Relations. Il principale leader dell'opposizione, Morgan Tsvangirai, ha annunciato che il suo partito, il Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC-T), contesterà il risultato delle elezioni nei tribunali, boicotterà qualsiasi contatto con il governo e chiederà all'Unione Africana (UA) e alla Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC)  ad annullare l'esito elettorale. Per un portavoce del MDC-T che ha perso nel suo collegio elettorale,  il partito potrebbe anche decidere di scendere in piazza. Il tesoriere del MDC-T sta, invece, invitando le persone a ricorrere a proteste civili.

La repressione e la memoria delle violenze del recente passato possono smorzare l'entusiasmo dei cittadini di scendere in piazza, commenta Campbell.  

Per quanto riguarda le reazioni internazionali alle elezioni sembra assistere a "Occidente" contro "sud del mondo", con Stati Uniti e Unione europea che sposano le opinioni della più credibile organizzazione della società civile dello Zimbabwe, lo Zimbabwe Elections Support Network (ZESN). L'UA e la SADC hanno, invece, accettato il risultato delle elezioni e il presidente sudafricano Jacob Zuma  ha presentato "profondi complimenti a Robert Mugabe".

Ma l'Australia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno espresso, nelle parole del ministro degli Esteri britannico, William Hague, "gravi preoccupazioni". Il Segretario di Stato americano, John Kerry, è stato ancora più diretto: "Alla luce delle sostanziali irregolarità riferite da osservatori interni e regionali, gli Stati Uniti non ritengono che i risultati rappresentino una credibile espressione della volontà del popolo dello Zimbabwe”.  L'Australia ha avvertito che non rimuoverà le sanzioni a carico dello ZANU-PF, a meno che non si tengano elezioni libere e credibili.

L'opposizione politica ufficiale in Sudafrica, la  Democratic Alliance ha commentato : "Congratulandosi con Robert Mugabe per la sua elezione rubata, il presidente Zuma ha fallito, lo Zimbabwe ha fallito e ha fallito anche la Comunità di sviluppo sudafricana non riuscendo a fornire quella leadership di cui la regione disperatamente necessita". 

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